Matteo Bruschetta
Lorenzo Favero
170° A.U.C.
La prima camerata verrà ricordata per i personaggi caratteristici che la componevano e per l’ospitalità che sapeva dare a tutto il corridoio.
Famosa per i festini dopo il contrappello (hei, there’s a party?), fu nominata il "granaio" della compagnia a causa delle due ceste di alimenti che il Capitano sequestrò al termine della prima ispezione agli armadietti.
Non era composta da studenti modello (basta vedere la classifica) ma i quattro veronesi e i due friulani che ci hanno vissuto per cinque mesi andarono quasi sempre d’accordo dimostrandosi uniti nelle difficoltà.
Questo è il nome che anticamente fu dato alla nostra camerata. Potenti lo siamo sempre stati, e lo abbiamo dimostrato sul campo di battaglia.
Per quanto riguarda il secondo aggettivo, si può dire che non rispecchia appieno le nostre qualità, in quanto più che "speditivi" noi siamo sempre stati "cazziativi", anche grazie alla presenza di più di un attaccabrighe. Proprio per questo motivo, spesse volte ci siamo trovati a litigare con le altre camerate e, molte più volte, anche tra di noi.
Nonostante le numerose arrabbiature siamo sempre stati pronti a darci una mano sia nei momenti di crisi sia in caserma che nelle uscite. Del resto la SMALP è anche questo.
Unica tra le dodici camerate della prima compagnia, vanta nelle sue fila il primo del corso (Monte Andrea), il secondo del corso ma primo in educazione fisica (De Martin Marzio), la formalità fatta allievo (Trevisson Andrea), il re della MAX e degli imboscati (Macor Milos), un uomo un MG (Sandri Gianluca), colui che ha dormito più di ogni altro del corso (Strafella Marco), l’uomo benzina (Paviotti Alberto) e la superstizione in persona (Morelli Gabriele).
Questo e molto altro si è celato in questi lunghi mesi tra le pareti della terza camerata…
Sicuramente una tra le camerate più scandalose del 170° quanto ad ordine e pulizia: armadietti completamente privi di squadrature, zaini e borse perennemente ammosciati, polvere sempre copiosa, pavimento mai lucido (tranne i primissimi giorni).
Per contro i 5 "signori della guerra" si distinguevano per la loro grandissima operatività e simpatia e questo ha reso la "MAX" una delle camerate più frequentate.
Verranno ricordati anche per il grande torto subito: durante un’ispezione agli armadietti (venerdì 17 aprile) la camerata numero 5 veniva derubata di più di tre chili di salamini.
Composta da soli tre elementi (il quarto ci ha lasciato dopo poco) tutti ex militari, la camerata 6 è famosa per le sue numerosissime "pornossi" (da qui il suo nome) e quindi meta di numerosi pellegrinaggi da parte degli altri AUC di tutta la compagnia.
Essendo composta da pochi elementi ed avendo quindi uno "spazio vitale" più ampio, verso la fine la camerata è stata spesso luogo di festini post-contrappello… con le conseguenze del caso, ovvero lunghe pulizie per scopare e lavare dal pavimento patatine, vini e altre varie prelibatezze che i cari colleghi di corso e Sten. ci lasciavano come ringraziamento per l’ospitalità.
Il corso per Allievi Ufficiali di Complemento alla SMALP è una parentesi di vita che forma il carattere di ogni allievo, facendo emergere in lui aspetti utili anche nella vita borghese, come la determinazione, la capacità di adattamento e la sopportazione della fatica. Tale esperienza tende inoltre a smussare quelle spigolosità che appartengono a ciascuno di noi, condizione senza la quale la convivenza, seppur temporanea, all’interno di una comunità con le sue regole, diventa insostenibile.
Questi aspetti vengono oltremodo accentuati all’interno della camerata, un piccolo mondo dove i ristretti spazi vitali ci impongono un’autodisciplina in nome dell’altrui libertà.
La "Signora", così viene tradizionalmente chiamata la nostra camerata, è un microcosmo formato da 5 elementi estremamente eterogenei: un ambiente a prima vista freddo e impersonale, ha via via preso le sembianze di una calda dimora, dove ciascun posto branda è lo specchio della persona che lo abita, e dal quale si può intuire l’essenza della personalità di ognuno.
I cinque elementi della camerata hanno poi reso la stanza a seconda delle circostanze un luogo rumoroso e vivace, oppure silenzioso e accogliente, così da voler ricreare un po’ l’atmosfera di casa che di tanto in tanto manca a tutti.
Se poi l’inizio del corso ci ha portato ad odiare questo luogo, in quanto teatro del tragico rito delle pulizie, il tempo ha cambiato questo sentimento e il pensiero di dover pulire ogni suo angolo è divenuto via via meno pesante, perché cresce forse nell’animo di ogni occupante una sorta di affetto nei suoi confronti.
A pochi giorni dal termine la camera è ritornata a condizioni meno "estremizzate" di pulizia, i materassi hanno ripreso a trasudare polvere: la Signora è ormai pronta ad accogliere nuovi inesperti AUC che, così come noi, la cureranno e la ameranno lasciando nella sua atmosfera un poco della loro personalità, arricchendo così quel lascito di sensazioni ed emozioni che abbiamo percepito dai nostri padri e che anche noi, nel nostro intimo, speriamo di aver incrementato.
La camera otto, sin dall’inizio del corso, si è aggiudicata il primato della camera-cesso del corridoio di destra per lo scarso concorso ai lavori di gruppo e la pressochè assente dedizione alle pulizie.
Scazzati fino al midollo abbiamo consapevolmente imboccato la strada dello svacco e non la abbiamo più abbandonata. Inspiegabilmente, tuttavia, siamo sempre riusciti a sfuggire ad ogni tipo di rimprovero quando nelle altre camerate molte teste cadevano inesorabilmente.
Siamo stati l’unica camerata su 12 a sottrarsi all’ispezione di venerdì 17 aprile del Capitano, che ha saccheggiato tutte le cibarie dagli armadietti di tutta la Compagnia.
Fieri della nostra riservetta personale, abbiamo accumulato nell’armadietto del convalescente Ferraris ogni sorta di ben di Dio (salumi, vini, torte, cappuccini solubili etc.) certi della sua inviolabilità, e ci siamo abbandonati ad ogni sorta di spuntino in ogni ora del giorno e della notte.
Puntualmente svaccati sul letto anche durante il contrappello, abbiamo spesso rischiato di essere colti in flagrante ma, da maestri dell’imboscamento, ci siamo dimostrati all’altezza anche in queste situazioni.
E' una camerata atipica non tanto per la diversitá di addestramento che seguono: TX e FUX BAR, basta la parola, i primi perennemente imboscati, i secondi perennemente in prima linea.
La tristezza per non avere mai conosciuto i propri padri e quindi tanti segreti della SMALP se non toccandoli con mano, è compensata in parte dalla presenza di un luminare, ovvero un baffo della compagnia, che ha preso per mano la camerata portandola piú volte allo sbando e all'autogestione.
Agli orfanelli viene quindi a mancare quel materiale di stecca assai ricercato ed adorato (pornossi) che un buon AUC dovrebbe sempre tenere con se' per alleviare le pene del corso.
Degni di nota sono i banchetti a lume di lampione che si trova sulla strada che costeggia la camerata, fatti dopo il contrappello a base di Michetti, Pane, Formaggi, Salami e Mortadelle, integrati nell'ultimo periodo del corso da crostate, torte di vario genere, vino, ecc., per ospitare anche quegli affamati dei mortaisti.
La camerata tuttavia verra' ricordata come una delle poche ad essere passata incolume al controllo degli armadietti da parte del Capitano e dei Tenenti per la confisca del cibo, grazie ad un'abile mossa che ha permesso di salvare due salami, un pezzo di formaggio grana, una bottiglia di grappa e tre bottiglie di vino.
Che mangiata ragazzi!!
Quel buio 7 Gennaio 1998, un uomo, LUI, il Cap. Danilo Martini, già si distingueva tra tutti i particolari personaggi policromi imbellettati di strane stellette gialle che, con fare assai sadico, ci accolsero nell’aula Magnani dell’ancora sconosciuta Caserma Ramirez.
Sin dall’inizio, infatti, quel suo spavaldo sorriso (che mai lo avrebbe abbandonato per tutti i 5 mesi del corso), quell’atteggiarsi con fare così sicuro, la fermezza con cui già nei primi minuti ordinò a noi smarriti ex civili di sbarazzarci di ogni sorta di collane, bracciali, orologi colorati e vari monili e portafortuna di ogni genere, ci fece intuire quale era il significato di quelle tre stellette che portava così infastidito sul petto.
In quel fatidico giorno, cominciò per noi l’avventura SMALP e solamente con il trascorrere del tempo cominciammo a conoscere più a fondo il nostro comandante ed ad apprezzarne i suoi pregi e difetti.
Il piccolo fisico potente, la grande resistenza nelle lunghe marce, la veemenza e l’autorità con cui sapeva gestire i duri addestramenti esterni (nessuno dimenticherà mai i "porchi" e le "madonne" da lui invocati in linea tiri spesso e volentieri annunciatori di pesanti giorni di punizione), lo inserivano nei canoni del perfetto Capitano degli Alpini, ma a causa dell’eclettica figura che sapeva mostrare girando per le vie della caserma con la sua dondolante camminata e la banfata norvegese sempre in mano, poteva facilmente essere scambiato per un najone a pochi giorni dal congedo.
Della sua vita privata ben poco ci è dato di conoscere, se non il suo grande e forzatamente contagioso amore per la "Maggica" e per la sua Yamaha FZR 600.
In questi lunghissimi mesi passati ad Aosta molto si è sentito dire di lui tra gli allievi, ma la cosa per cui, noi del 170esimo, dobbiamo ringraziare il nostro Capitano Martini è la sua naturale capacità di creare una compagnia unita e solidale come poche se ne sono viste alla SMALP... GRAZIE CAPITANO!
Figura esile e scattante, sguardo sempre vigile, eloquio sicuro ed elegante, il Sottotenente Del Maestro fu uno dei personaggi che più diedero significato e spessore ai nostri primi mesi di corso (a marzo ormai divenuto fantasma ci abbandonò).
Indimenticabili le sue adunate in Compagnia anche in tarda serata per illustrare le Tavole delle leggi SMALP ad un gregge, disorientato ed incerto, di allievi che brancolava nel buio.
I suoi contrappelli (indimenticabile lo svuotamento delle borracce piene su pavimenti e materassi) ed il suo addestramento formale ci fecero subito capire il significato di "fare pista" e "trovare lungo" ed a lui vanno i nostri ringraziamenti per averci insegnato il passo del "gatto" e del "gattino", in quella gelida notte del 27 gennaio, trascorsa nell’accogliente (?!) hangar di Pollein.
Le piste del buon Delma, però, sempre impartite con classe straordinaria, con un perfetto uso di congiuntivo e consecutio temporum, sono sempre (o quasi) state veicolo di ottimi insegnamenti e di preziosi consigli, tra i quali il più gettonato era quello di "darsi una SONORA svegliata".
Sotto quell’aria di istruttore severo ed intransigente, peraltro spesso tradita da battute di spirito e sorrisi sornioni, si mascherava la figura di un ragazzo simpatico e di compagnia, al quale ispireremo la nostra condotta nei prossimi 9 mesi di servizio…….. GRAZIE DELMA!!!!
Quante volte lo abbiamo visto sorridere?
Forse i più fortunati, in particolare i partecipanti alla scuola tiri controcarri, possono vantarsi di aver visto sul volto del loro comandante di plotone un’espressione di gioia e di allegria.
All’apparenza buio, forse per i due anni di divisa alle spalle, ha l’indubbio merito di non appartenere a quella folta schiera di superiori che, col ghigno sulle labbra, tormentano gli allievi con le più assurde e demenziali piste.
Anche quando, primo della fila, impone un’andatura insostenibile, probabilmente lo fa senza cattiveria, forse ignaro della superiorità fisica nei confronti di chi è condannato ad inseguirlo.
I suoi contrappelli sono tanto fulminei da costringere i capocamerata a veri scioglilingua nel tentativo di terminarte la filostrocca di presentazione prima che il "Brui" si sia già lanciato nella camerata successiva.
Solo raramente qualche parola, e forse è meglio così, visto che quando gli scappa una frase è sempre talmente diretta e pungente da non lasciare adito a repliche, se non altro per questioni di tempo.
Non solo per motivi anagrafici è indubbiamente un bambinone e lo dimostra in Sardegna quando, terminate le attività della scuola tiri, si fa fotografare sulle scogliere di Porto Pino vestito solo del suo "bantan" e del grado saldamente ancorato con la strip al villoso petto. "Se queste le vede il Capitano, sono finito!!!", ripete in continuazione con aria divertita.
Ed a Menouve? Nel tardo pomeriggio, puntualmente, sparisce con la canna da pesca; solo una volta ritorna con una preda, peraltro di dimensioni non certo record, ma sufficienti da renderlo entusiasta della sua impresa.
Senza bisogno di tante parole, ha saputo conquistarsi la fiducia, la simpatia e la stima del plotone, dimostrando voglia di fare, attivismo e coerenza e guadagnandosi il nostro rispetto come persona, oltre che come superiore.
Ex allievo del 168°, autore di una delle più grandi piste del corso (27 puniti x 7 gg. = 189 giorni di consegna in un solo contrappello, a venti giorni dalla fine…), rimane famoso per l’intercalare "C’E’ UN CAZZO DA RIDERE!!" da lui pronunciato in tutte le occasioni, soprattutto nei primi mesi.
Comandante del primo plotone, ci è sempre apparso un personaggio un tantino schizoide: grande teorico dell’atteggiamento "COMBAT", della formalità ad ogni costo e dei giri di corsa del perimetro di Pollein durante l’orario addestrativo, alle cinque del pomeriggio si trasformava immancabilmente in uno scazzatissimo viveur, grande frequentatore di discoteche e locali notturni. Celebri le sue facce devastate da notti brave a base di sesso (non ci è dato saperlo), droga (ne abbiamo il fondato sospetto…) e musica Ska che sfoggiava alle adunate alzabandiera. Inutile dire che questo è il lato che di lui tutti preferivano, soprattutto quando con occhio "pallato" faceva i contrappelli a luci spente inciampando negli stivali da lancio ordinatamente esposti in corridoio…
Grande teorico del diritto militare e docente dalle raffinatissime tecniche didattiche (ehm…), lo ricorderemo con simpatia per i suoi tratti "aquilini", per l’incedere ondeggiante e soprattutto per le sue lunghe braccia stile "orango" che lo hanno reso inconfondibile fin dai primi giorni: vederlo sull’attenti con le mani a penna vicino alle ginocchia (ad un comune essere umano arrivano ai fianchi, circa 30 cm. più su) è uno spettacolo da non perdere…
E comunque è stato (quando voleva, quasi sempre cioè) uno degli ufficiali più simpatici e disponibili che abbiamo avuto.
GRAZIE DIDE, ti verremo a trovare a San Patrignano!!!
Il S.Ten. Daniel è una delle figure più intriganti del corso. Viene soprannominato « A.R., tenente in prima linea » per l’abitudine di utilizzare A.R., A.C.L., A.C.M. e ogni mezzo motorizzato dell’ E.I. per spostarsi.
In 5 mesi di corso totalizza 1 (uno) solo trasferimento Pollein-Aosta, durante il uqale ammette « era così tanto tempo che non marciavo che non mi ricordavo più questi posti ! ». Come scusante per la sua immobilità adduce un dolore al ginocchio (o forse alla caviglia ?), grazie al quale ottiene una mega convalescenza di 40 (e forse più) giorni, lasciando così il suo mitico plotone di minchie allo sbando più totale.
In compenso si narra non abbia mai perso un solo allenamentto o partitella a calcetto, sport nel quale vanno riconosciute le sue capacità, fondamentali per poter rimanere ad Aosta al servizio del comandante della 1° Compagnia.
Durante le lezioni di trasmissioni, nelle quali fa volteggiare in aria qualsiasi tipo di penna biro, illustra le caratteristiche delle varie radio dell’E.I. con una precisione del ± 50%. Per fare ciò si aiuta con un fantomatico quaderno di appunti presi durante il suo corso A.U.C., quaderno stracolmo di dati che raramente combaciano con quelli della sinossi. Comunque, quando incerto su qualcosa, ha l’onestà di farsi aiutare da un luminare del campo : Scarpel !
Non contento dell’attività svolta alla S.M.A.L.P., si propone come autore del software per l’assegnazione dei servizi di caserma. Nonostante le assicurazioni del S.Ten. Di Dedda (« abbiamo fatto dei calcoli statistici, il programma non sbaglia mai ! ») rimangono tutt’oggi forti perplessità sui criteri di assegnazione dei servizi fra gli allievi, viste le leggerissime differenze riscontrate.
Un consiglio : se gli chiedete qualcosa e vi risponde « mi informerò », obbligatelo a prendere un appunto per ricordarsene, altrimenti informatevi da qualcun’altro.
Nonostante tutti i « pregi » finora elencati verrà sicuramente ricordato con affetto come uno degli Sten meno pistaioli, caratteristica che lo ha sempre contraddistinto durante tutti i 5 mesi del corso, eccetto una volta in cui in ogni camerata si esibì in una caduta regolamentare alla ricerca della polvere sotto i letti. Ancora oggi porta le conseguenze di questo suo atto eroico.
Grazie Alberto.
Arrivati alla Smalp un po’ titubanti e spaesati, pronti ad accoglierci c’erano uno stuolo di individui in mimetica con una stella sul petto pronti a cazziarci e ad urlarci senza darci respiro. Tra essi, il più minaccioso appariva un individuo alto con pizzo, capelli rossi e occhi fuori dalle orbite. Sguardo cattivo e voce strillante erano le sue caratteristiche principali.
Tra di noi c’eravamo detti "questo ci farà morire"; i primi giorni infatti si cercava di capire chi potesse essere il nostro comandante di plotone e quando apprendemmo che il nostro boss sarebbe stato proprio lui la nostra reazione fu: "Mò so cazzi!!".
Al congedo dello Sten Delma il nostro comandante ha preso lo scettro di pistaiolo della prima compagnia e lo ha portato avanti con onore, impegno (anche troppo) ed estrema dedizione.
Era sconcertante vedere con quale sadismo lo Sten infliggesse le piste, godendo di ogni piccolo errore e di ogni sua cervellotica soluzione. Caratteristico era il suo "Urku!" quando si veniva beccati sdraiati sul letto e puntualmente questa espressione era seguita da una "punizione corporale", che consisteva nella pulizia e/o nel riordino di materiali e locali.
Una cosa bisogna ammetterla: tutte queste piste ci hanno evitato molte punizioni visto che il Tomas preferiva decisamente le prime alle seconde.
Figura portante della prima compagnia, è sempre stato presente nelle nostre attività principali sacrificando spesso anche le sue ore di tempo libero; uno dei pochi che non ha "rubato" lo stipendio che lo stato ci regala.
Col passare dei mesi abbiamo imparato a conoscerlo meglio e sotto quella scorza da "S.ten. massiccio" si è rivelato una persona gentile, sempre disponibile ad aiutare, svolgendo con vera passione i propri compiti.
GRAZIE TOMAS
IL 2° PLOTONE.
Il piu grande mistero che è dal primo giorno aleggiato intorno alla figura dello Sten. Berruti ha riguardato la corretta ortografia del suo cognome: Berrutti, Berutti, Beirutti ecc..., per questo motivo resterà per sempre nei nostri cuori come Sten. Beirut ( anche se Bei Rutti ha pur sempre un suo certo fascino).
Vero e proprio imperatore delle piste ha sempre prediletto in modo morboso la pratica delle "pince" vero e proprio amore di cui hanno loro malgrado fatto le spese gli innocenti mortaisti che ne hanno purtuttavia guadagnato dei bicipiti paura.
Secondo in fatto di autorità solamente al Capitano Martini, in quanto vicecomandante di Compagnia, ne ha puntualmente abusato in innumerevoli circostanze nascondendo malamente il suo sadico piacere nel provocare l'altrui sofferenza infliggendo ogni sorta di supplizio con un perenne satanico ghigno stampato sul volto. Atavico nemico della nefasta categoria dei fucilieri, ha sempre ribadito con malcelata soddisfazione che il 60% delle loro vittime in ambito operativo è da attribuirsi al fuoco amico e dei plotoni mortai in particolare. Grazie alle sue pose in fotografia e soprattutto ad un look vagamente retrò, buona parte della compagnia ha sempre avuto l’impressione che il Beirut uscisse dalla publicità anni 30 di una località termale, e i racconti di generazioni di allievi che lo descrivono sempre in prima compagnia ce lo fa sospettare…
Ebbene sì, tra di noi abbiamo avuto anche un alpino di leva, che in questi cinque mesi ha svolto le funzioni di magazziniere.
Faccia pacioccona e lingua sciolta, un tantino banfone (si vantava di mettere sugli attenti gli AUC all'inizio del corso... ma quando mai!!!), veniva assediato dagli AUC della prima compagnia ai quali, con una certa qual discrezione, passava sottobanco notizie, notiziole e spettegolezzi. Da ricordare le sbisciate sulla classifica dopo i primi accertamenti e la pazienza dimostrata dal nostro bravo Castagna tutte le volte che torme di AUC strapuniti in linea tiri gli chiedevano se per caso il Capitano avesse firmato i fogli di punizione... Un simpatico e tranquillo compagno di questa avventura Smalpiana, che ultimamente si è dedicato con molto impegno al pornossi-tour per le varie camerate raggiungendo livelli di concentrazione difficilmente ottenibili sui documenti della fureria.
L'alpino Castagna, nonostante un fisico più simile a quello di cicciobello che a Reihnold Messner, rivelò durante il corso insospettabili doti da camminatore: memorabile la volta in cui salendo a Clou Neuf portò il FAL ad un detonatissimo Bruschetta, l'unico AUC nella storia della SMALP ad essersi fatto portare il fucile da un alpino...
Negli ultimi mesi, complice anche la fine imminente della naja, ha rivelato le sue vere doti di imboscato fancazzista prendendosi una serie notevole di cazziate e piste varie dai vari Sten. e dal Capitano: ricordiamo il suo mascheramento obbligato e la pista montaggio tenda DE al Menouve.
Ciao Castagna, e speriamo che offrirai da bere (GRATIS!) a tutti noi quando per caso capiteremo nel tuo bar di Courmayer...
"Gurnari, che Dio ti strainculi a passo di cammello per tutta la vita."
"Casellato, quando lei e' nato Dio ha detto: "Tu nascerai per stare punito !. Lei e' il Barazzuol dei trasmettitori."
"Marchesini lei ha una squadra di cessi e ne e' la punta di diamante! " (CANDELO)
(L'allievo Abate entra in fureria indossando la superpippo sopra la lupetto).
"Abate, cos'e' sto' cesso, cos'e' sto cesso! Lei e' un najone, stia punito!"
"Mechilli, non me ne frega un cazzo di quello che pensi. Se io ti dico di cagare qui, ti tiri giù le mutande e caghi. Non te lo dico perchè mi fa schifo, ma se te lo ordino tu lo fai." (CANDELO)
"Il Signore oggi ha guardato giù, mi ha posato la mano sulla testa e mi ha detto: "Oggi Danilo devi trovare molto lungo. Metti insieme in squadra Visconti, De Nardo, Adami e Solda' ". (MENOUVE).
"Adami stai punito fino alla fine del corso e anche da S.TEN!" (MENOUVE)
"Adami vaffanculo, vaffanculo, Adami..vaffancuuuuuuloooo!!!"(MENOUVE).
"Bruschetta stai tranquillo che le bestemmie degli alpini arrivano fino a meta' cielo!" (ALPE DI MET).
"Che compagnia di cessi! Dal primo cesso (Sadowsky) della prima squadra, di passo a seguire" (ALPE DI MET).
"Giacomello, nel suo cervello deve avere un solo neurone che soffre di solitudine!"
(Il giorno seguente) "Giacomello, ho sentito che il suo neurone ha messo l'annuncio sul giornale per trovare una compagna."
(ADUNATA ALZABANDIERA).
"Cosa c'e' Sadowsky ?"
"Capitano, abbiamo i water intasati!"
"Ma che fate, i stronzi de féro!?!"
(ADUNATA IN COMPAGNIA)
"Cenedella, lei mi ha frantumato i coglioni. Toma fermalo, e' pericoloso. Delma segna 7 giorni!"
(CLOU NEUF)
"Chi e' lei ?"
"AUC Cimenti Massimiliano"
"Lei emana un alone di negativita' "
"Perche' Capitano?"
"Vedi che sei negativo ! "
"Giacomello non mi rivolga piu' la parola fino alla fine del corso!"
(Prima di una serie di imprecazioni)
"Il Signore e' immenso e misericordioso e per questo non mi punira'"
(Il Capitano trova nella camerata n.1 il carica telefonino di Bruschetta vicino alla presa corrente)
"Bruschetta lei ha ricaricato qui il telefonino?"
"No Capitano ieri al ristorante cinese"
"Non mi dica balle!"
"No Capitano e' vero, con 27.000 di spesa abbiamo diritto a ricaricare il telefonino".
(Imprecazioni del Capitano).
"Abate, Barazzuol per me voi siete uguali.Il piu' brutto di voi lo sfregio, cosi' poi vi riconosco."
"Adami, lei le brioches non le avrebbe rubate per mangiarle, ma le avrebbe accartocciate e se le sarebbe fumate!"
(Dopo le prove per l'attacco di una squadra)
"Comincio a pensare che siate degli handicappati!"
(Dopo l'attacco)
"Ora non ho piu' dubbi: siete degli handicappati!".
" Corra, corra! " (ad un allievo che camminava)
"Ma sono di servizio interno!"
"E allora cammini!"
"Non c'e' proprio un cazzo da ridere!" ( ...e lui ride)
"Trevisson, che ore sono?"
"Le 11 e 34 Tenente" (Il Tenente lo guarda)
"Non potrebbe essere piu' preciso?" (e sorride)
(2ˆ notte SMALP, durante una adunata in compagnia. Alla fine di una paurosa pista)
"Perche' voi non sapete cos'e' la SMALP".
"Buona seconda notte alla SMALP!".
"Strafella non se ne Strafreghi e non si Strafaccia gli Stracazzi suoi."
"Sveglia! Sveglia! Sveglia! E' ora di darsi una sonora svegliata!"
"Melchiorri lei marcia come un Bulgaro."
"Sacconato lei e' l'unico allievo che non riesce a stare al passo con se stesso."
"Marchesini il suo cubo fa' un po' cagare."
(Contrappello, l'allievo Sadowsky indossa il suo basco)
"Sadowsky, cos'e' sto' zerbino! Glielo butto dalla finestra ah!"
"Mento, saro' il testimone delle sue disgrazie!"
(In palestra) "Se siete venuti qui, dovete fare guerrieri, altrimenti andata fare alpini zen a Okinawa! "
"Qui no pollo AIA, qui SMALP!"
""C’ABBUTTATO I CUGLIUNI, DA CAPACCIO COL FURGONE"
ZIANT
ARA CAPISC
TU ARA RISPETT"
Il significato ci è ancora poco chiaro.