Come gli scrittori animano gli alberi, gli uccelli, le cose, così anche noi vorremmo vivificare le vicende del Suo annoso e onorato Cappello Alpino. La Sua tesa e rigida penna, la Sua aquila dorata parlano di tante esperienze, di tante conquiste, che a noi, impreparati alle ascese, immaturi alla tormenta, appaiono avvolti da mistero e da irrealtà.
Nel defluire di lunghi giorni, abbiamo raggiunto una meta, che ci onora, un ideale, che ci sorregge. Siamo consci del nostro mutamento e della nostra maturazione. Abbiamo vissuto con la guida della Sua azione, che ha plasmato il carattere e ha generato nuovi motivi di vita
E' la Sua figura che, in questi momenti di addio suscita speranza, propone ideali da imitare e rappresenta la sintesi delle virtù alpine, che solo l'inetto e l'incapace non sanno apprendere. Il racconto mirabile della Sua penna, della Sua aquila dorata è così profondo e costante che noi non sappiamo interpretarlo. Però vivida è per noi la Sua missione, il Suo invito e, forse, alla visione di questi ideali ci sarà più lampante il valore del nostro Corpo, le poesie delle vette, la responsabilità del comando alpino e le tradizioni dei nostri predecessori. .
Il Suo cappello continuerà ancora a proporci i sensi più esatti del vivere, le aspirazioni e ideali a noi sconosciuti, che ci parlano di valore, di eroismo, di purezza e di sacrificio: saranno sempre le voci del nostro cuore, le leggi del nostro spirito, le sintesi di un mondo agognato e perfetto. Le ameremo sempre e in esse avremo sempre un ricordo affettuoso per Lei e per la tradizione che rappresenta.
Al suo pensiero miglioreremo e certamente pur durante una brevissima permanenza, non cadremo in vergognose rinunce.
Il primo contatto con una persona dai sentimenti spiccati e dalle idee giuste lascia un orma che riflette nell'animo nobili motivi di miglioramento.
E' stato Lei, infatti, che quotidianamente ha posto sagge direttive ai nostri sforzi, metodologie valide alle istruzioni saggiamente alternando attività intellettuale e fisica alla visione di una unità proficua e redditizia in ogni senso.
Il maggiore elogio, la più invidiabile testimonianza al Suo operato, che ciascuno di noi può avere, è in noi stessi, nei progressi sia militari che umani, ottenuti in questo trimestre. La chiarezza delle Sue Esposizioni, la umanità del Suo agire, hanno subito chiarito i Suoi intenti e le finalità da raggiungere. Abbiamo notato così in Lei l'impegno per creare un senso di responsabilità, renderci più uomini pur nel distacco voluto ed imposto dal regolamento. Per tanto in questa situazione, la Sua opera assume maggior valore: la disciplina militare infatti auspica maniere forti, usa modalità tutte sue che impongono determinati limiti alle espressioni di gentilezza.
Lei ha superato questo contrasto con tatto da uomo consumato, sempre per raggiungere quegli scopi precisi e nobili di cui abbiamo già parlato. Pertanto non aveva carattere di eccezionalità una visita nel Suo ufficio, una interrogazione personale: tutto era caratterizzato da un senso di umanità, da un rapporto democratico ed umano. Il suo consiglio ci ha aperto la visione del corso alpino, ci ha illuminato sul vero valore d'esso e delle sue funzioni.
Lei può ritenersi soddisfatto dei Suoi allievi, Signor Colonnello, essi hanno cercato di interpretare la Sua nobile azione, che forse non ha dato i frutti voluti; ma non è fallita. Da parte Sua ha assolto in pieno il compito: lo riconosciamo sinceramente. Se in noi non c'è stata corrispondenza non ci resta che riconoscere le nostre responsabilità. La sua figura nell'arco della nostra vita militare resterà a testimoniare al nostro ricordo, il valore del Suo comando e la schiettezza del Suo agire buono e responsabile. In essa non cercheremo solo il superiore, ma una gamma di tante belle qualità, che commuovono e conquistano gli uomini.
E' con viva soddisfazione che riviviamo nella Vostra fotografia tanti ricordi. Di Voi serberemo non solo il ricordo di un rapporto di autorità di ubbidienza pronta ed assoluta, ma anche il vincolo affettivo che si crea in uomini che convivono nello stesso luogo alla luce dei medesimi principi.
Senza pretendere di essere considerati cultori delle scienze militari, vorremo condensare nelle brevità di queste linee il valore della vita militare come l'abbiamo compresa in Lei, Signor Capitano. E' difficile interpretare con chiarezza i sentimenti, le aspirazioni in un superiore, se ne valutano solo gli aspetti negativi. Infatti la tensione di nervi in cui si vive la durezza di una vita di coercizione, seppur educativa, hanno rivelato in Lei, Signor Capitano, non tanto quella coerenza a se stesso, quella filantropia, quel senso di responsabilità, quanto la rigidità del suo trattamento, la durezza della Sua parola.
Ed è appunto per questo che ci siamo trovati incerti nei Suoi confronti, abbiamo tardato a chiarire preconcetti nei Suoi riguardi. Se noi riuscissimo con queste parole a proporre al senso critico di ognuno i pensieri suddetti, avremmo raggiunto il nostro scopo. Che vuole di più Signor Capitano? Siamo sinceri e scevri di retorica come Lei almeno in questi momenti. L'averla capita per noi, è una grandissima soddisfazione.
Da quattro mesi, con coro unisono e con commovente unanimità, ci siamo dedicati al turpiloquio nei confronti di determinate persone attribuendo loro le colpe più nere e le più fosche intenzioni. I nostri discorsi erano costellati di rapaci notturni, di arruffapopoli, di ecclesiastici indegni. Con perfetta logica aristotelica, ci siamo infine trovati ad avere stima delle suddette persone e a sentire la necessità di un ringraziamento.
Stia ringraziato perciò, al posto del fatidico stia punito, il Sott.Tenente Simonetta Turi, unico a non aver fatto il discorso al principio, e , sempre sia lodato, sempre fermo su questa linea di condotta. Per aver nominato con voce stentorea almeno 4 volte al giorno alcuni organi delicati, adattandoli alle più svariate circostanze ed ai più eleganti giochi di parole e per aver usato più le corde vocali che la tabella , si è meritato il plauso e la lode della comunità, oltre che al soprannome di G. per la verità ingiusto e non appropriato.
Stia ringraziato pure il Sott.Tenente Acquistapace Sandro: i suoi preziosi consigli, soprattutto perché concisi ed efficaci, ci hanno aiutato a superare momenti difficili. Pochi delle ultime file hanno sentito la sua voce: quelli delle prime l'anno sentita anche troppo! Entrambe le categorie ne hanno beneficiato moltissimo. Onore e lode dunque anche a lui, uniti al soprannome di "Arruffapopoli" documento della malignità popolare.
Stia ringraziato quindi il Sott.Tenente Nenz Paolo, Solito rifiutare almeno 10 presentazioni al giorno, suscitava il sorriso della truppa, reprimendolo poi severamente. Favoriva così il rafforzamento dell'auto controllo e va congruamente commendato. Per aver terminato il 90% dei discorsi con la frase:"Altrimenti stango !" e per aver stangato solamente l'80% attirava sulla sua persona fama di santità ed il soprannome di "don Paolo", tributatogli dall'AUC desideroso di dare un suggerimento all'autorità competente.
Di che ringraziare poi il Sott.Tenente Borromeo Niko? Dopo il brillantissimo esordio nell'arte topografica, si eclissava in un mondo tutto suo. La sua dimora era una "Giulietta" il suo lavoro era di concetto. Per aver tenuta nascosta la sua attività, tanto da sembrare sfaccendato suscitava ammirazione e vivo desiderio di emulazione tra gli AUC che non facevano lo sforzo di appioppargli un soprannome!
Corrado Grillo - 28° A.U.C.