Dolomiti di piombo

 

 

Gli anni neri del terrorismo in Alto Adige

Primavera 1965: la provincia di Bolzano è quasi quotidianamente scossa da attentati di matrice irredentista. Nel corso di una rissa, un giovane austriaco viene ucciso da un gruppo di teppisti italiani.

Il desiderio di vendetta dei suoi amici si salda con lo spirito nazionalista sudtirolese: riuniti in un gruppo di combattenti, braccati come terroristi dalle autorità italiane, sette ragazzi cercano di farsi giustizia da soli, ma si trovano a dover fare i conti con l’ambiente equivoco e torbido dei servizi segreti internazionali.

Realtà storica e invenzione romanzesca, ideologia e passione si intrecciano sullo sfondo dei maestosi scenari dolomitici. Una spy story dal ritmo avvincente, nella quale chiunque potrà identificarsi, riconoscendo paesaggi noti e incontrando riferimenti familiari.

 

 

Presentazione

Anni Sessanta. Quelli del terrorismo in Alto Adige. Dagli “altri”, cioè i nativi, chiamato Südtirol.

Eravamo allievi ufficiali di complemento della famosa Scuola Militare Alpina di Aosta. Eravamo infiammati d’amor patrio, ansiosi di correre alla frontiera con l’Austria e dare la caccia a quei banditi. Dagli “altri” però, chiamati combattenti o patrioti. Un terrorismo che si faceva già sentire, perché alla Scuola si parlava spesso di pattuglioni notturni, di guardia a polveriere, tralicci, strutture militari. E tanti cercavano un’assegnazione nella “Tridentina”, brigata schierata appunto sui nostri confini con l’Austria, per trovarsi, armi alla mano, a fare la guardia a quello che si considerava “lo straniero”.

È storia di ieri l’altro, già quaranta anni, da quelle vicende, sono trascorsi; ed ecco Peter Disertori che ci propone questa storia vista “dall’altra parte”. Disertori è stato al 75° corso della Sma, poi sottotenente proprio alla “Tridentina” nel 1974-75. Dalla sua esperienza ha già tratto “Naja l’ultima vacanza”, delizioso quadro d’ambiente di un giovane d’allora.

Qui imbastisce una spy-story mozzafiato, interpretata da combattenti di lingua tedesca, inseguiti dagli alpini e dai carabinieri. La perfetta conoscenza dei luoghi da parte dell’autore offre anche uno squisito quadro geografico-turistico della regione, dei suoi vini, dei suoi piatti tradizionali, delle sue usanze, tanto che il romanzo sembrerebbe promosso dall’Ente Turismo dell’Alto Adige.

Lasciamo al lettore il piacere di abbandonarsi alle vicende, ben descritte e tremendamente reali, di una guerriglia che fortunatamente appartiene solo al passato.

Il lettore non potrà evitare di fare il tifo per i personaggi. Tanto che alla fine, si chiederà: ma Peter, il tenente Disertori, da che parte stava?

 

Carlo Gobbi - 32° A.U.C.
Giornalista della Gazzetta dello Spor