Guigo Grenni - 74°
Paolo Fabbri - 111°
Marco Di Pietro - 115°
Luca Zambrini - 139°
Filippo Pavan Bernacchi - 140° A.U.C.
Quando mesi or sono qualcuno propose l’ascensione, capii subito che avrei dovuto esserci. Per diversi motivi. Perché l’Emilius, per chi come noi ha fatto la Smalp, rappresenta un simbolo e anche per vedere se ero in grado di riuscirvi.
Le emozioni sono cominciate con le piccole cose, piccoli gesti ma molto simbolici. Per esempio il fatto che ci fossero al rifugio Arbollé anche ragazzi che non sarebbero poi saliti fin sull’Emilius, ma lì semplicemente per il piacere di stare insieme. Oppure il fatto che Paolo Zanzi si sia cacciato nello zaino la bozza di ‘In punta di Vibram’ per farcelo apprezzare in anteprima.
Tralascio la cronaca della salita perché già altri hanno scritto. La mia cronaca delle emozioni riprende in vetta.
Ad un certo punto alzo gli occhi e mi trovo in cima. La tensione è ancora forte perché durante la salita non ho potuto nascondermi il fatto che la discesa sarà ancora più ardua, perché il fondo è a tratti inconsistente e le gambe sono già appesantite. Ma intanto penso a godermi quel momento. E’ la mia cima Coppi. Provo una commozione che inizialmente è molto intima, ma poi mi accorgo che tutti sono euforici almeno quanto me, segno che anche per loro non è stato banale, e mentre ci stringiamo le mani contenti come se avessimo scalato un ottomila, mi emoziono sul serio, ma do la colpa al vento che soffia freddo e ti riempie gli occhi di lacrime.
Rimaniamo in vetta una decina di minuti e prima di congedarmi dall’Emilius sento il bisogno di toccare la tabellina di legno che Ognibeni ha legato alla croce in vetta. E’ un piccolo pezzo di legno delle sue montagne nel quale ha impresso una dedica a tre nostri compagni di corso che sono andati avanti. Pochi secondi per una preghiera, poco più di un pensiero, e poi passo i polpastrelli sui loro nomi, e sento qualcuno da dietro che mi chiede di che si tratta. Vorrei raccontargli tutto, ma riesco solo a dirgli che è in ricordo di tre amici che non ci sono più, ma non riesco a terminare la frase perché l’emozione è forte, allora mi defilo verso lo zaino e quando sento che esclama ‘che bella cosa’ mi viene un groppo in gola.
Al pomeriggio rientriamo verso Pila. Partiamo con un buon passo e già questo non è tanto sano, ma quando inizia la discesa in testa aumentano l’andatura ed in breve, nel più puro stile Smalp, stiamo scendendo a rotta di collo. Mi viene da pensare ai rientri da Clou Nef; non è cambiata una virgola e so che la pagherò nei prossimi giorni, ma tengo duro.
Incrociamo un papà che scosta la figlioletta dal sentiero e le spiega che ‘questi sono alpini’. Il capitano Graziano avrebbe voluto uno sguardo fiero e sprezzante, invece tento un sorriso ma esce solo una smorfia di fatica.
Sono convinto che tutti stiamo pensando la stessa cosa. E’ pieno di turisti, e vogliamo offrire loro, nostro occasionale pubblico, lo spettacolo degli alpini in marcia. Forse loro non lo sanno ma andature così non se ne vedono più, perché c’è la 626, perché c’è il comitato delle mamme dei soldati, e perché gli alpini, quelli veri, pare non servano più. E allora giù a manetta, perché la gente possa dire : Però, gli Alpini !
Sono sfinito, e so che lo sarò ancora di più nei prossimi giorni, ma mi sento leggero e incredibilmente soddisfatto. Ero partito quasi più per una sfida personale, ma adesso che è finita ho capito che nel nostro piccolo abbiamo fatto rivivere, seppure per poco, la Smalp.
Roberto Caporin - 113° A.U.C.
Silvio Strada 90°
Fredy Giuliano 113°
Marco Di Pietro 115°
Giovanni Casanova 43°
Paolo Zanzi 48°
Guido Grenni 74°
Marco Garimberti 94°
Cipriano Bortolato 106°
Paolo Fabbri 111°
Roberto Caporin 113°
Fabio Ognibeni 113°
Matteo Ricotti 113°
Andrea Trisciuoglio 113°
Claudio Cotogno 121°
Sergio Curini 125°
Luigi Maggioni 125°
Luca Zambrini 139°
Carlo Rastelli 139°
Filippo Pavan Bernacchi 140°
Giovanni Salomoni 140°
Andrea Chieu 164°